Festival del Pensare Contemporaneo: quattro giorni tra filosofia, arte e realtà

Dall’11 al 14 settembre a Piacenza

11 Settembre 2025

Una città-laboratorio dove il pensiero incontra la vita vissuta. La città è Piacenza, e il merito è della terza edizione del Festival del Pensare Contemporaneo. Dall’11 al 14 settembre, oltre duecento relatori animano più di ottanta incontri diffusi in diciotto luoghi, sotto il tema Vite Svelate. Esporsi/Scoprirsi, che invita a leggere la vulnerabilità non come resa ma come forma di forza e di relazione con il mondo. La cura è di Alessandro Fusacchia, con la direzione filosofica di Andrea Colamedici e Maura Gancitano; il percorso prosegue idealmente l’edizione “Vivere la meraviglia”, spostando lo sguardo dallo stupore alla scoperta, dal mondo alle biografie che lo abitano. 

L’apertura assume il respiro di una dichiarazione di poetica: i concerti filosofici in piazza raccolgono voci capaci di attraversare generi e generazioni — N.A.I.P., Nayt, Anna Castiglia, Giulia Mei, Francesco Bianconi, Emma Nolde — componendo un catalogo di inquietudini e desideri che è già, in sé, una mappa delle “vite svelate”; il congedo, in controcanto, affida al carisma di Alessandro Quarta e alla presenza del danzatore Caspar Lench un evento speciale, The five elements, che rimette in dialogo corpo e orchestra, gesto e paesaggio sonoro. 

Il festival assegna il Premio Internazionale “Pensare Contemporaneo” a Benjamín Labatut, riconoscendo a un autore che ha interrogato scienza e immaginazione il merito di averci costretto a ripensare i confini tra ragione e mito; la cerimonia, affidata a un dialogo con Fusacchia, suggella l’idea di un pensare che è sempre anche racconto. 

Dentro il titolo “Vite”, una sezione di biografie e ritratti declina esempi e contraddizioni: Antonio Scurati torna sulla saga di M. dedicata a Mussolini, mentre Melania G. Mazzucco rilegge Diana Karenne; Jacopo Veneziani attraversa Guercino, Erling Kagge mette a fuoco l’ossessione del Polo, Massimiliano Fuksas interroga il proprio itinerario, Teresa Ciabatti dialoga con Maura Gancitano sul confine tra racconto e voyeurismo. Tra i momenti più originali, “Mr Gwyn Portraits” ideato da Paolo Di Paolo: scrittrici e scrittori — fra cui Alice Valeria Oliveri, Chiara Barzini, Nicola H. Cosentino — compongono dal vivo ritratti di perfetti sconosciuti e restituiscono in pubblico quell’atto di attenzione. Riccardo Falcinelli discute invece con la fotografa Silvia Camporesi il suo Visus, mentre Enrico Brizzi e Emanuele Bevilacqua intrecciano Tondelli e James Dean in Siamo Biografie, con un confronto sul perché (e su come) continuiamo a raccontare vite. 

Il capitolo filosofia esplora poi i legami tra pensiero e forme del presente: Claire Marin conversa con Vincenzo Latronico sul nostro “stare al mondo”; Michelangelo Pistoletto incontra Antonio Spadaro attorno a spiritualità e responsabilità; Maurizio Ferraris e il biorobotico Nicola Vitiello mettono in corto circuito filosofia e ingegneria nell’epoca dell’IA; Derrick De Kerckhove ragiona di “ipnocrazia” in un evento con performance di Alex Braga; Franco Arminio porta in pubblico un dialogo familiare con il figlio Livio, Vittorio Lingiardi indaga i corpi, Domenico Brancale con Jonny Costantino e Tanino Liberatore cercano la potenza del segno; a mezzanotte, il format originale Aspettando la mezzanotte accosta Alcide Pierantozzi a Fusacchia e Colamedici, poi Diletta Huyskes e Gancitano con Melissa Panarello, in ideale dialogo con le “storie dei nostri cieli” raccontate da Adrian Fartade. 

La sezione geopolitica rovescia la mappa e chiede nuovi atlanti: Marietje Schaake riflette su sovranità digitale con Vincenzo Sofo e Lorenzo Marsili; James Fontanella-Khan dialoga con Antonio Zappulla su democrazie che scivolano verso forme d’autarchia; Giada Messetti e Matteo Miavaldi mettono a fuoco Cina e India; Luca Misculin ed Eugenio Cau leggono l’attualità, Magid Magid dà voce a un attivismo giovanile che è pratica di cittadinanza; Marc Lazar, con Cosimo Pacciani, Diego Marani e la vice ministra albanese Megi Fino, interroga il valore dell’Europa; Luca Tagliaretti affronta la cybersicurezza; Olga Rudenko e Cecilia Sala raccontano il “fronte delle parole”; il documentario In the belly of AI diventa spunto di discussione con Antonio Casilli e Serena Mazzini; Carlo Cottarelli si misura con le sfide economiche in un confronto con Salvatore Merlo; due appuntamenti specifici chiamano in causa Iran e Gaza con testimonianze dal campo e un dialogo tra Hamze Awawde e Liel Maghen sulla responsabilità dell’opinione pubblica. 

Sul versante società, la rassegna attraversa violenza di genere, disabilità, giustizia e lavoro: Concita De Gregorio legge Prima tempesta di Susana Chávez in un momento di sensibilizzazione introdotto da Simona Zandonà; Lisa Ginzburg e Valeria Parrella registrano dal vivo il podcast VAMP con la sociologa Emanuela Abbatecola; Marina Cuollo dialoga con Cecilia Marchisio e Franca Maino; la procuratrice olandese Disa Jironet incontra Marcello Bortolato sulla giustizia riparativa; Paolo Venturi rilancia l’economia civile “a partire dai desideri”; Cristina Chiuso, Luca Casassa e Tim Parks ragionano di tifo e identità; Francesca Coin discute di salari, IA e solidarietà tra generazioni con Alessandra Ingrao, Andrea Garnero e Luca Bolognini; la ricerca su giovani e lavoro chiama in causa Alessandro Rosina e una rete di studiosi e imprenditori; Max Magaldi introduce la mostra Vainglory e un dialogo sul ritiro sociale con Marco Rovelli e Valeria Locati; Yvonne Mazurek e Ines Testoni riportano la tanatologia nel dibattito pubblico. 

La trama cultura allarga poi il campo, con la direttrice dell’ICCROM Aruna Gujral impegnata in una discussione con Fabrizio Barca e Alessia Zabatino su come l’arte formi il senso comune (a partire anche da un “caso fumetto” raccontato da Lorenzo Calza e Stefano Disegni); Playher chiede nuove immagini femminili nei videogiochi con Gabriella Giliberti, Giulia Martino e Francesco Toniolo; Esmeralda Moretti, Gaia Contu, Giacomo Bevilacqua e Giovanni Spitale, moderati da Francesco Zaffarano, si chiedono se si possa “fare cultura” sui social; Fusacchia e Gancitano presentano Tanti festival, pochi lettori con Chiara Faggiolani, Marco Cassini, Roberta Rocelli; Arianna Porcelli Safonov porta in scena Esercizi di stile per pecore nere, ribaltando l’archetipo familiare della “pecora nera”. 

Infine natura come forza rigenerativa e misura del vivente: Gianluca Ruggieri e Roberto Danovaro, guidati da Rossella Muroni, parlano di comunità energetiche e rigenerazione; un panel su L’invenzione del paesaggio avvicina la landscape architect Annalisa Metta allo scultore Edoardo Tresoldi mentre Marco Albino Ferrari riporta la montagna al centro delle domande contemporanee; Dal campo al frigo intreccia Carmelo Troccoli, Elena Soressi, Davide Oldani e Pier Sandro Cocconcelli; Chiara Barzini con Massimo Gargano interroga l’acqua quando finisce il mito dell’abbondanza. 

Il Festival è un’iniziativa di Rete Cultura Piacenza, promossa dal Comune di Piacenza e dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, con la collaborazione di Regione Emilia-Romagna, Provincia di Piacenza, Camera di Commercio dell’Emilia e Diocesi di Piacenza-Bobbio, realizzata dalla Fondazione Teatri di Piacenza.

Tutti gli incontri sono a ingresso libero fino a esaurimento posti.

  PROGRAMMA