Arrigo Levi: la realtà è un racconto

Il giornalista e scrittore di origine modenese, morto il 24 agosto, è stato un maestro dell'arte di narrare il presente

25 Agosto 2020

Arrigo Levi, giornalista, scrittore e conduttore televisivo, si è spento nella sua casa romana la notte del 24 agosto 2020. Era nato il 17 luglio 1926 a Modena, dove è stato sepolto.

Costretto nel 1942 a trasferirsi con la famiglia in Argentina per sfuggire alle persecuzioni delle leggi razziali, inizia la sua attività giornalistica collaborando a «L’Italia libera», giornale del Partito d’Azione. Tornato in Italia subito
dopo la guerra, si laurea in Filosofia e lavora all’«Unità Democratica».
Trasferitosi in Israele e arruolatosi volontario nelle brigate del Negev, partecipa alla prima guerra arabo-israeliana, scrivendo corrispondenze per i quotidiani «Libertà» e «Gazzetta di Modena». Dopo il trasferimento in Gran Bretagna, dove lavora al programma della BBC «Radio Londra», diventa corrispondente della «Gazzetta del Popolo» e del «Corriere d’Informazione».
Dal 1960 al ’66 scrive da Mosca per il «Corriere della Sera» e per «Il Giorno», quindi inizia la collaborazione con la RAI, dove conduce il telegiornale fino al 1968, facendo segnare una novità significativa: prima di lui, infatti, le notizie venivano lette da uno speaker e non da un giornalista professionista.

Dal 1969 Levi lavora a «La Stampa» di Torino, prima come inviato, poi, fino al 1978, come direttore. Durante gli anni di piombo, in un’epoca resa pesante dal clima di odio, inventa “Tuttolibri”, un supplemento letterario settimanale che prova a leggere la realtà da un punto di vista più ampio, con uno strumento utile non solo a chi i libri già li ama. Dal 1998 al 2013 è stato consigliere per le relazioni esterne del Quirinale, prima con Carlo Azeglio Ciampi, poi con Giorgio Napolitano.

“Con i suoi libri, le sue corrispondenze dall’estero e le sue trasmissioni televisive” – ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla notizia della scomparsa – “Arrigo Levi ha raccontato e acutamente interpretato i grandi sommovimenti dell’età contemporanea”. E questa era, per Levi, l’essenza stessa del giornalismo: partire dalla curiosità per ciò che accade nel presente, tentare di leggerlo alla luce della propria storia e poi raccontarlo agli altri.