PerAspera: “fare il punto” sul presente tra musei, architetture e corpi in movimento

Dal 18 settembre all’11 ottobre a Bologna 

15 Settembre 2025

Musei, gallerie, un cimitero monumentale, un padiglione modernista e persino un castello medievale sono solo alcuni degli spazi bolognesi nei quali si snoda la diciottesima edizione del festival perAspera. Luoghi della memoria, riattivata e riscritta dai corpi. L’appuntamento con il festival di arti performative che mette in dialogo arti performative e patrimonio è dal 18 settembre all’11 ottobre, con attraversamenti non convenzionali, conversazioni e pratiche d’ascolto guidate dalla direzione artistica di Maria Donnoli e Ennio Ruffolo, che intitolano questa edizione all’atto del porre un punto: “Fare il punto, ferire e suturare, esporsi a ricevere una valutazione in numeri. Fare chiarezza, esprimere il proprio punto di vista, richiedere che venga messa una lettera maiuscola dopo la fine. Punto caldo, hotspot, zona di conflitto. Più in generale, punto come questione. perAspera compie 18 anni in un anno particolarmente complesso per il settore artistico e culturale, in cui sono esplose le ferite del sistema che scorrevano più o meno sotterranee e sussurrate. Un anno in cui i conflitti non concedono tregua e richiedono, nettamente, una presa di posizione. Come un dizionario, di cui ci siamo nutrite per generare definizioni aderenti, il festival perAspera scompone, guarda da ogni lato, circumnaviga, cerca rispondenze intime e collettive, si radica e si trasforma, si lascia costruire dalle presenze e dalle assenze che lo compongono”.

Il primo varco è quello della Certosa, dove Alessandro Renda (Teatro delle Albe), con la drammaturgia di Tahar Lamri, guida in Nephesh. Proteggere l’ombra (18–20 settembre) una camminata audio tra tombe e sculture: un rito civile sulla perdita che trasforma il cimitero in luogo di cura, accoglienza e memoria condivisa. Subito dopo, lo stesso sguardo si allarga nel dialogo Attorno a Nephesh (18 settembre), che ospita frammenti e riflessioni non entrati nello spettacolo e invita a leggere ogni distacco — amori finiti, partenze, legami che mutano — come passaggio e possibilità di rigenerazione. 

Nel Museo d’arte Lercaro arriva Brulla (2 ottobre), documentario sonoro per voce e live electronics firmato dal compositore Francesco Giomi e dall’attrice-performer Michela Atzeni: un teatro musicale che intreccia suoni e testi per raccontare il disboscamento della Sardegna (e non solo), attingendo alle ricerche dell’antropologo Fiorenzo Caterini e risonando di un affetto “ecologico” che fa del paesaggio un personaggio. Al Museo delle Bambole, la Queer Art Walk (21 settembre) guidata da Flavia Monceri attraversa la collezione Marie Paule Vedrine Andolfatto dal Seicento a oggi per mostrare come l’elemento “queer” sia inscritto nel dispositivo-bambola, tra ruoli normativi e sovversione dei modelli. Il percorso In ascolto di Pasolini trova invece il suo approdo al Museo internazionale e biblioteca della musica con Io sono la viola e l’ontano (11 ottobre): una creazione di Erica Scherl, Alice Norma Lombardi e Luigi Mastandrea che lavora su voce, archi ed elettronica per far emergere, per via d’improvvisazione, i “terreni musicali” del poeta. 

Il Padiglione Esprit Nouveau concentra una triade di azioni. Con il collettivo Macellerie Pasolini, In ascolto di Pasolini si apre a un laboratorio performativo (16 e 24 settembre) e a una performance, Still life (25 settembre), che, con la partecipazione di Porpora Marcasciano, riattiva la radicalità degli anni Settanta. Il danzatore-coreografo Davide Tagliavini porta quindi That’s All (26 settembre), un “match” con l’invisibile ripensato per lo spazio lecorbusieriano; a seguire, i musicisti sloveni Andrej Kobal e tworoundrobins presentano Static Drift (26 settembre), immersione elettroacustica che sfuma i confini tra performance, installazione e meditazione sonora. 

Il patrimonio si fa anche architettura viva: nel Castello di Mongiorgio a Monte San Pietro, la coreografa Francesca Duranti e il musicista-scienziato Kostis Gardikis (Dance with Invisible Partners) costruiscono In shadow / A solo with a ghost (21 settembre), site-specific tra navate e ombre, dove l’elettronica dark incontra echi orientali alla ricerca dei “fantasmi” del luogo e di chi lo abita. E perché il festival resti anche un cantiere di cittadinanza, il progetto Con-senso di Agnese Gabrielli e Lucrezia Rosellini con le studentesse e gli studenti del Liceo Artistico Arcangeli approda da Sof:Art con l’installazione performativa CARTOGRAFIA DEI NO. Scambi attorno al consenso (27 settembre), che poi resta visitabile per tutta la durata del festival.

perAspera è realizzato con il contributo di Comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, nell’ambito di Bologna Estate e del Patto generale di collaborazione per la promozione e la tutela dei diritti delle persone e della comunità LGBTQIA+ nella città di Bologna 2022- 2027, con il Patrocinio del Comune di  Monte San Pietro.