L’Imperatrice della luna. Teatro Due riscopre Aphra Behn

Uno spettacolo, un convegno e due letture: a Parma tra febbraio e marzo

21 Febbraio 2025

È stata scrittrice, poetessa, drammaturga e prima ancora spia per Carlo II d’Inghilterra. Di Aphra Behn, autrice inglese nata nel 1640, prima professionista del mondo letterario anglosassone, in Italia non si sa molto al di fuori di ambienti accademici e letterari, eppure è proprio a lei che Virginia Woolf in Una stanza tutta per sé dice che si deve riconoscere l’aver fatto guadagnare alle donne “il diritto di dar voce alla propria mente”. Ad Astrea, nome in codice da spia, poi scelto come nome d’arte, Fondazione Teatro Due di Parma dedica tra febbraio e marzo un bellissimo progetto di riscoperta dal titolo L’Imperatrice della luna. Il focus si compone della messinscena in prima nazionale de L’avventuriero, la sua pièce più importante, in una nuova traduzione appositamente commissionata, del convegno internazionale Aphra Behn tra Pagina e Teatro realizzato da Fondazione Teatro Due insieme all’Università di Parma, e di letture dal vivo di due opere significative dell’autrice. 

Libera e audace, dedita “al piacere e alla poesia” Aphra Behn ha scritto commedie, opere in prosa e poesie, tutte contraddistinte da grande innovazione nelle forme e soprattutto nei temi, che affrontano erotismo e sessualità in maniera schietta e spregiudicata, con gusto stilisticamente raffinato. In vita ebbe un grandissimo successo, nonostante le critiche e le ostilità di un mondo misogino e impreparato a tanta emancipazione intellettuale, ma dopo la sua morte la critica l’ha a lungo confinata ai margini del canone letterario, bollandola come autrice minore e figura immorale. Solo negli anni Venti del XX secolo è iniziata la riscoperta con la biografia Aphra Behn. L’incomparabile Astrea di Vita Sackville-West e con l’elogio tributatole da Virginia Woolf. Il suo nome sarà poi rivalutato definitivamente grazie alla critica femminista degli anni ’70, che ne illuminerà la scrittura pionieristica e l’originale prospettiva protofemminista.

I suoi temi principali sono tutti racchiusi nella commedia più nota, L’avventuriero (scritta nel 1677), un vero e proprio capolavoro del Teatro della Restaurazione inglese, ora messo in scena con la regia di Giacomo Giuntini nella nuova traduzione di Luca Scarlini, che debutterà in prima nazionale il 12 marzo (con repliche fino al 30 marzo), nuova produzione di Fondazione Teatro Due. A portarla in scena un cast nutritissimo che comprende Massimiliano Aceti, Valentina Banci, Cristina Cattellani, Luca Cicolella, Laura Cleri, Rosario D’Aniello, Irene Paloma Jona, Davide Gagliardini, Viviana Giustino, Stefano Guerrieri, Nicola Lorusso, Lucia Lavia, Luca Nucera, Salvo Pappalardo, Giovanna Chiara Pasini, Massimiliano Sbarsi, Francesca Tripaldi. Ambientato nella Napoli spagnola di metà Seicento durante il carnevale, L’avventuriero è la storia di smanie del corpo e trasalimenti della mente, dove la tradizionale trama basata su seduzione, amore e matrimonio viene rielaborata in modo originalissimo, mettendo in discussione l’ideologia libertina e la morale sessuale. Pirati, burle boccaccesche, arguzie, mascherate e duelli, curati dal maestro d’armi Renzo Musumeci Greco, si intrecciano in uno spettacolo arricchito dai costumi di Andrea Sorrentino e dalle luci di Luca Bronzo.

Nelle due giornate del 20 e 21 marzo si svolgerà invece un convegno internazionale sull’autrice, realizzato da Fondazione Teatro Due insieme all’Università di Parma, e con il patrocinio di prestigiose istituzioni universitarie e culturali europee e interazionali come University of Oxford, University of Cambridge, Università degli Studi della Tuscia, American Society for 18th-Century Studies, Canadian Society for Eighteenth – Century Studies (CSECS), Women’s Studies Group e AIA – Associazione italiana di Anglistica. Tra i molti e le molte ospiti da tutto il mondo anche Janet Todd dell’Università di Cambridge, una delle massime esperte mondiali di Aphra Behn e autrice dell’ultima biografia della scrittrice. Da non perdere (dal 20 febbraio al 29 marzo) la lettura a puntante (di Paola De Crescenzo) di altri due capolavori di Behn: Oroonoko – Lo schiavo Reale e La monaca – La bella che trasgredì il voto.